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Quanto ci fidiamo degli alimenti che mangiamo? Micotossine e glifosato nella pasta

Il cibo, la pasta, specialità, eccellenza e risorsa tutta italiana. Ma anche moda, ossessione imitazione e, sempre più, richiesta di qualità. Perché il cibo è salute. Quanto ci fidiamo degli alimenti che mangiamo? Come funziona la filiera agroalimentare? L’attenzione per un’alimentazione sana e sostenibile cresce ma ciò che ci aspettiamo dal cibo italiano corrisponde alla realtà?
 
“L’arte del pastaio italiano è miscelare grani italiani con quelli stranieri. L’Italia per tradizione non è stata mai autosufficiente tanto che importiamo grano straniero dal 1800” afferma Paolo Barilla, presidente dell’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane e vicepresidente dell’omonimo gruppo, che interviene a Petrolio nella puntata dal titolo “Cosa si mangia” servizio andato in onda sabato 4 novembre in seconda serata su Rai 1.
 
Nell’intervista di Duilio Giammaria, l’imprenditore spiega i motivi per i quali gli industriali italiani comprano grano dall’estero ed entra in una questione di scottante attualità, l’utilizzo del Glifosato nella coltivazione del frumento estero.
 
In Italia il limite fissato per la micotossina DON come contaminante presente nel grano duro non trasformato è più elevato rispetto ad altri Paesi: il limite è 1750 ppb (parti per miliardo) in Italia e tra 750 e 1000 ppb nella maggior parte degli altri Paesi del mondo. La micotossina DON - deossinivalenolo - è una delle micotossine più diffuse negli alimenti e nei mangimi, in particolare in cereali come grano, orzo e mais. La dose tollerabile giornaliera per l'uomo di deossinivalenolo è stata fissata a 1 µg/kg.
 
Guarda l’interessante puntata del programma Rai “Petrolio” cliccando qui